Il distretto dei teatri di Broadway a Times Square
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“Centro dell’Universo”, “Crocevia del Mondo” e “Cuore della Great White Way” sono i più ricorrenti appellativi di quello straordinario punto di convergenza, nell’area più centrale di Manhattan, noto come Times Square.

L’epiteto che i newyorkesi coniarono invece per il tratto di Broadway, che proprio qui fa il suo più spettacolare gioco di intersezione stradale, è quello della “Grande Strada Bianca” per via del fatto che ai primi del ‘900 in questo preciso punto esistevano già cartelloni pubblicitari a illuminazione elettrica con un effetto per quei tempi prodigioso.

La storia di Times Square

È così che si annuncia il magico connubio fra una piazza che non è una piazza (Times Square), e l’unica grande arteria di Manhattan (Broadway) che attraversa Manhattan, lambendo Central Park, violando lo schema urbanistico della “griglia di New York” con cui era stato ridisegnato il volto della città fin dal 1810.

Ma come può un’area metropolitana leggendaria come Times Square –che per sfavillio di luci e per offerta di intrattenimenti rivaleggia con l’intera città di Las Vegas – non essere una piazza pur portandone il nome?

L’antico sentiero indiano che era stato convertito in elegante strada già ai tempi dei primi colonizzatori olandesi, fu chiamato successivamente “Strada larga” dai britannici.

Il suo andamento decisamente sinuoso, rispetto alla direzione verticale di Manhattan, doveva poi urtare con la planimetria a scacchiera decisa per la città di New York alla fine del ‘700; ma sarebbe stato impossibile ormai, per lo sviluppo fino ad allora raggiunto da “quella Broadway”, cancellarla dalla nuova mappa di New York.

distretto dei teatri a Brodway

Ecco perché oggi questa anomala strada si trova sistematicamente a rompere l’ortogonalità di Manhattan intersecando le lunghe e ricorrenti Avenue (rispettose invece della “griglia”), per formare così dei curiosi e ripetuti isolati triangolari.

Il più celebre di questi assetti urbanistici si produce proprio a Times Square, dove l’intersezione di Broadway con la Settima Avenue dà luogo a due triangoli molto assottigliati, e uniti specularmente per il vertice più acuto.

È proprio questa la vera geometria della celebre “piazza” di Manhattan che l’occhio riesce correttamente a ricostruire, guardando in filigrana oltre lo sfarzoso scintillio del contesto.

Nel corso dell’800, questo nuovo assetto urbanistico tendeva a fare della futura Times Square, destinata a diventare un icona della città insieme all’Empire State Building e al Rockefeller Center, uno snodo stradale nevralgico che, intorno al 1870, attraeva un fiorente commercio di cavalli e il parallelo sviluppo di attività accessorie come quelle di fabbri, maniscalchi e costruttori di carrozze.

Longacre Square

Questo incrocio si chiamava infatti Longacre Square proprio per riprendere l’analogo nome che assegnato al distretto dei fabbricanti di carrozze di Londra.

Longacre Square Times Square

Per circa vent’anni, questa zona rimase tutto sommato piuttosto scialba e squallida – tra fermenti malavitosi e offerta di intrattenimenti a basso costo – ma una importante novità urbanistica si verificò nel 1890, con la progettazione di una nuova linea di trasporto ferroviario metropolitano che sarebbe passata proprio attraverso la nostra “piazza”.

Questa circostanza innescò un’immediata speculazione immobiliare, che attirò a cascata nuove iniziative imprenditoriali tra cui la nascita dei primi teatri della zona.

Anche la rivalità fra i giornali quotidiani di New York a cavallo dei due secoli ebbe il suo peso nella metamorfosi che incombeva sulla “piazza”.

Desideroso di non perdere terreno rispetto a concorrenti che avevano già effettuato significativi investimenti immobiliari per le proprie sedi, il New York Times finirà nel 1904 per legare le proprie sorti all’immagine della vecchia Longacre Square, e alla sua imminente metamorfosi.

In quell’anno, l’ambizioso quotidiano newyorkese completava la costruzione di quello che all’epoca diventò il secondo palazzo più alto della città, l’One Times Square, scelto come nuovo quartiere generale del giornale enoto in seguito anche come Times Tower.

Inoltre la proprietà del giornale riuscì ad ottenere che la nuova linea della metropolitana in costruzione avesse la sua fermata proprio sotto la nuova sede del New York Times.

A coronamento di tutta l’operazione, quella fermata fu chiamata Times Square, con l’effetto di rinominare allo stesso modo anche tutta l’area soprastante.

La notte del 31 dicembre 1904, l’irrefrenabile proprietario del New York Times Adolph Ochs ebbe anche l’idea di organizzare uno spettacolo di fuochi d’artificio proprio sul tetto della Times Tower, spodestando dal ricorrente rituale di fine anno la più meridionale area di Downtown Manhattan, e aprendo così le porte a una destinazione che Times Square doveva conservare fino ad oggi, con la sua capienza di 53.000 persone.

Il rito della Ball Drop

Ma già a partire dal 1907, il solito Adolph Ochs desiderò qualcosa di ancora più singolare, ed è così che l’inizio di quell’anno fu salutato da un’assoluta novità: il rito della Ball Drop.

Una sfera luminosa, originariamente di ferro e legno e dal peso di 300 chili, fu ricoperta di cento lampadine e issata sulla sommità della torre.

Ball Drop New York

Col passare dei decenni fino ad oggi i materiali di cui è fatta la sfavillante palla della Times Tower sono cambiati, e il suo peso è radicalmente diminuito; ma lo scopo è sempre rimasto quello di scendere lungo un’asta di 23 metri nel corso dell’ultimo minuto di vita dell’anno morente annunciando, a fondo corsa sul tetto della Times Tower– lo scoccare del nuovo anno.

Oltre alla nuova fermata della metropolitana, anche i servizi di trasporto di superficie introdussero in breve tempo punti di scalo nella sfavillante Times Square; e la zona iniziò ad attrarre hotel, ristoranti e ogni tipo di esercizio commerciale.

I teatri in esercizio nella Downtown Manhattan si trasferirono proprio qui, attratti dalle irresistibili novità che questa rinnovata Midtown Manhattan di fianco a Bryant Park, era in grado di offrire.

Distretto dei teatri a Broadway

Broadway riesce a raccontare la storia di Manhattan degli ultimi cent’anni. Lo sviluppo delle attività teatrali intorno al tratto di Broadway che genera Times Square fu da allora in avanti anche effetto di un lucido calcolo economico.

Negli anni ’20 si stimava infatti che gli spettacoli di Broadway di successo avrebbero potuto fruttare fino a un milione di dollari l’uno in un solo anno, cifra che all’epoca equivaleva ai costi di costruzione di un intero teatro.

In quel periodo arrivarono ad accumularsi ben 80 teatri solo in questa zona, mentre continuava ad accrescersi la quantità e la qualità delle insegne luminose le quali – arrivando a segnalare ai passanti che affollavano Times Square anche le ultime notizie e gli eventi in programmazione–precorrevano perfino l’informazione in tempo reale tipica dei tempi di oggi.

Distretto dei teatri a Broadway

Con l’arrivo della Grande Depressione degli anni ’30, la crisi economica si abbatté in maniera severa sull’industria del teatro, e la strategia di contenimento passò per un’involuzione culturale in favore di spettacoli di burlesque ed altre forme leggere di intrattenimento, che continuarono poi a costituire la principale offerta anche a vantaggio delle folle di soldati in licenza durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale.

Gli intrattenimenti per un pubblico adulto fruttavano ricchi incassi, e così questa vocazione più frivola si protrasse anche nei decenni successivi alla guerra, amplificata dal clima libertino degli anni ’60 e poi dalla diffusione della droga e della criminalità negli anni ’70 e ’80.

A partire dagli anni ’90, un piano di rilancio della zona ha rivitalizzato Times Square – restituendole via via la dignità culturale già toccata negli anni ’20 –mantenendo contemporaneamente viva la sua popolarità grazie a un nuovo proliferare di giganteschi schermi e illuminazioni colorate ulteriormente magnificati dalle più recenti tecnologie.

Theater District

Nominare oggi Times Square significa non solo pensare a una nevralgica “piazza” newyorkese dalle irresistibili attrazioni per turisti e residenti, ma equivale a un sinonimo per il distretto dei teatri newyorkese.

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40 dei 41 teatri di New York sono ubicati in quest’area, che è oggi sede anche di agenzie teatrali, cinema, ristoranti, hotel, uffici di etichette discografiche, studi televisivi e di registrazione.

Belasco Theater

Fra i teatri della zona che non si può fare a meno di nominare, il Belasco Theater ha sede in un edificio costruito nel 1907 di cui tanto la facciata esterna, in mattoni ed elementi decorativi di terracotta, quanto gli interni costituiscono monumenti pubblici di New York.

teatro Belasco a New York midtown manhattan

Con oltre mille posti, la fama di questo teatro è legata anche alla leggenda che lo vuole infestato dal fantasma del suo originario proprietario, David Belasco, con avvistamenti e altri fenomeni ripetutamente testimoniati da svariati attori. Ma occorre far attenzione anche a un secondo fantasma – questa volta femminile – chiamato ormai da anni “Blue Lady”.

Lyceum Theatre

Di pari dignità monumentale, il Lyceum Theatre offre una facciata in stile Beaux-Arts di Parigi con uno spettacolare colonnato, e tre livelli interni sontuosamente decorati in cui si distribuiscono 922 posti a sedere.

teatro Lyceum a New York manhattan

Hudson Theatre

Altro rilevante edificio di pari rango storico è quello che ospita l’Hudson Theatre, strutturato su tre livelli con 970 posti complessivi, che nella sua lunga storia ha svolto anche le funzioni di studio televisivo negli anni ’50.

teatro Hudson a broadway New York

New Amsterdam Theatre

Ancora risalente ai primi del ‘900 – ma successivamente rinnovato dalla Disney Theatrical Productions – il New Amsterdam Theatre ha una capienza di ben 1.702 posti su tre livelli.

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Anch’esso monumento storico – con una facciata stile Beaux-Artse interni di gusto Art Nouveau – il teatro ha il nome del primo insediamento olandese sull’attuale città di New York, e la sua grande popolarità è legata alle fortunate rappresentazioni dei musical Mary Poppins, Aladdin e del pluripremiato Re Leone – con quest’ultimo in produzione ancora oggi.

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