Innamorarsi di Filadelfia

Collocata fra New York e Washington, Filadelfia sorge sulla riva occidentale del fiume Delaware in prossimità del suo estuario, ed è attraversata da un suo affluente, lo Schuylkill.

Tutta la dimensione fluviale di Filadelfia emerge proprio dalla circostanza che il suo centro storico è compreso fra questi due fiumi.

L’origine della città risale al 1682, un anno dopo che il suo fondatore ebbe creato l’intera Provincia di Pennsylvania su concessione del re Carlo II Stuart.

Figlio di un influente ammiraglio inglese, William Penn era anche diventato a 25 anni un appartenente alla congregazione religiosa dei Quaccheri.

Mettendo insieme il peso della figura paterna con la tendenza ad allontanare dal suolo inglese i portatori di una dottrina in odore di eresia e potenzialmente pericolosa per i sudditi britannici, il re favorì l’impresa coloniale di William Penn.

L’elevato profilo morale di Penn lo indusse a conferire alla Pennsylvania un ordinamento spiccatamente democratico e tollerante, con un notevole rispetto (almeno nelle fasi iniziali) anche nei confronti degli indiani nativi della tribù dei Delaware, e con una grande predisposizione all’accoglienza nei confronti dei più disparati immigranti dall’Europa di allora.

Dal che la stessa capitale edificata da William Penn ebbe il nome (scritto in inglese) di Philadelphia, grafia che unisce i due significati – dal greco antico – di phileo (amare) e adelphos (fratello) in una sintesi che vuol significare appunto “città dell’amore fraterno”, intesa perciò a garantire la pacifica convivenza tra popoli di razze e religioni diverse.

Chi stando sul posto si innamora di questa città, finisce semplicemente per chiamarla come fanno i suoi abitanti: Philly.

Il destino di Filadelfia doveva darle circa un secolo dopo un ruolo cruciale e indelebile nelle vicende della Guerra di Indipendenza.

La prima tappa ideale di un percorso storico con cui dare un degno inizio alla visita di questa città è costituita dalla Independence Hall.

Questo palazzo è celebre per essere stato l’edificio in cui fu discussa e ratificata la Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti il 4 luglio 1776.

In queste stesse stanze, il 17 settembre 1787 i delegati delle tredici ex colonie approvarono poi la nuova la Costituzione dei nascenti Stati Uniti d’America.

La Independence Hall è inserita nella lista dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO ed è ricompresa entro una vera e propria area, insieme ad altri edifici e luoghi specificamente segnalati nel cuore del centro storico di Filadelfia, ufficialmente denominata Parco storico nazionale dell’indipendenza.

Dal 1790 fino al 1800, il Congresso degli Stati Uniti (e cioè il Parlamento del Paese) prese a riunirsi regolarmente presso la Congress Hall di Filadelfia (a sua volta visitabile), circostanza che attribuì alla città il ruolo di prima Capitale del nuovo stato per tutto questo arco di tempo.

Una visita interessante – e molto utile per una rapida e piacevole riepilogazione di tutta la storia della Guerra di Indipendenza – è quella al Museo della Rivoluzione Americana.

Questo edificio è stato aperto al pubblico nel 2017 e si avvale delle infrastrutture iconografiche tecnologicamente più avanzate.

Oltre a mostrare un’ampia messe di reperti storici, il sito offre infatti delle vere e proprie esperienze immersive grazie all’alta tecnologia impiegata, circostanza che può renderlo attrattivo anche al pubblico dei bambini.
Un momento dal forte significato suggestivo e contemplativo è quello di una sosta davanti alla Liberty Bell. Questa “Campana della libertà” fu fabbricata in Inghilterra nel 1752, e divenne celebre per aver suonato in occasione della lettura della Dichiarazione di indipendenza nel 1776.

Varcando le soglie del poco lontano Chinatown Friendship Gate, si svela anche il volto di una capitale multietnica e multiculturale.

Questa Chinatown, fondata da immigrati cantonesi alla metà dell’800, offre abbondanza e varietà di espressioni gastronomiche in uno scenario variopinto e arricchito da una gran messe di festival stagionali.

Ciò accade in quanto questo quartiere è oggi in realtà uno spaccato di gran parte dell’Asia con ristoranti e negozi che rappresentano la cultura di più aree della Cina, di Taiwan, della Corea, Thailandia, Malesia, Myanmar e Vietnam.

Attraversando Chinatown in direzione ovest, è possibile raggiungere in meno di mezz’ora di cammino un altro centro nevralgico urbanistico e culturale di Filadelfia: la Benjamin Franklin Parkway, costruito sul modello degli Champs-Élysées di Parigi. Qui si trova il Philadelphia Museum of Art, uno dei più grandi e prestigiosi musei degli Stati Uniti che racchiude nelle sue stanze ben 225.000 opere d’arte che coprono oltre duemila anni di storia attraverso circa 200 gallerie.

Con un’architettura decisamente classica di ispirazione neo-greca, il museo ha avuto anche un impatto nella cultura di massa attraverso la saga fiorita intorno al personaggio cinematografico del pugile italo-americano Rocky Balboa, immortalato nella conclusione delle sue corse di allenamento proprio con uno scatto finale per raggiungere la cima della scenografica scalinata antistante l’edificio del museo; accanto al quale oggi sorge anche una statua dedicata appunto al leggendario Rocky.

Fa parte di questo stesso museo – anche se dislocato in un distinto edificio raggiungibile in un quarto d’ora di cammino – il Rodin Museum, che ospita la collezione più importante delle opere dello scultore Auguste Rodin al di fuori dei confini nazionali francesi.

Di tutt’altro impatto estetico è il minimalista e quasi enigmatico edificio che custodisce i tesori d’arte della Barnes Foundation.

Entrare in questo museo significa avere la possibilità di posare gli occhi su 4.000 capolavori dal valore complessivo di 25 miliardi di dollari.

Fra questi, 900 sono tele di gusto prevalentemente impressionista, post-impressionista e moderno.

Sempre nel distretto museale intorno alla Benjamin Franklin Parkway, vale la pena di menzionare i musei a indirizzo scientifico, particolarmente attrattivi per il pubblico degli adolescenti.

Il Franklin Institute offre reperti e infrastrutture per una divulgazione scientifica ad ampio raggio: dalla fisica all’ingegneria, fino anche ad una certa declinazione di fantascienza in chiave pop con i super eroi della Marvel Comics.

The Academy of Natural Sciences è invece un museo particolarmente dedicato alla divulgazione zoologica e paleontologica con sorprendenti repliche a grandezza naturale di dinosauri e altre creature preistoriche e contemporanee.

Filadelfia ha un preciso punto di forza nella sua natura “glocal”: si può vivere la città anche in piccoli spazi più raccolti e più prossimi a un’idea di cittadina, ma non meno interessanti e intriganti.

È il caso del Cherry Street Pier, un vecchio molo abbandonato sul fiume Delaware (poco più a est del Parco storico) oggi riconvertito a struttura multifunzionale ad uso artistico, con la possibilità di sedere ai tavolini bevendo e ascoltando musica.

Nei fine settimana si respira qui un’aria da bazaar, con bancarelle di prodotti tipici locali e mercatini di antiquariato.
Di fronte ce n’è un altro completamente diverso: il Race Street Pier.

Si tratta di un’area aperta completamente adibita a prato e viali con ombrosi alberi a rendere piacevole una rilassante passeggiata di fronte al panorama del fiume Delaware, con la spettacolare vista dell’adiacente Benjamin Franklin Bridge che collega le due rive.

Non è raro imbattersi qui in coppie di sposini per il loro servizio fotografico.
Anche il secondo fiume di Filadelfia, lo Schuylkill, offre interessanti scorci paesaggistici e opportunità di escursioni all’aria aperta.

A partire dal distretto museale della città verso nord, il corso dello Schuylkill divide in due un vasto e curato polmone verde che si estende – disseminato di attrazioni e opere d’arte – su di un’area dieci volte più ampia del Central Park di New York: il Fairmount Park.

Passeggiando in tutta Filadelfia è molto frequente imbattersi in giganteschi murales di pregiata fattura. Questo fenomeno ha reso “Philly” la capitale mondiale della street art.

Sempre in centro è possibile fare una notevole esperienza cultural-gastronomica immergendosi nel Reading Terminal Market, uno storico edificio di origine ferroviaria che oggi ospita un mercato al coperto dove gustare cibi cotti e preparati nei modi più disparati, di origine locale o etnica, oppure prodotti tipici locali, per non parlare della varietà della pasticceria.

Qui è quasi d’obbligo assaggiare il Philly Cheesesteak, un panino ideato nel 1930 e preparato con carne di manzo tagliata in sottilissimi pezzetti, bagnata da formaggio fuso con l’aggiunta di guarnizioni opzionali e salse tipiche.

Molto caratteristica e la visita agli stand della locale comunità religiosa degli Amish le cui donne, molto schive ma gentili, vendono i prodotti delle loro fattorie.

È possibile un po’ ovunque sedere presso comodi banconi, o in aree attrezzate con tavolini, per una indimenticabile pausa pranzo.

Altre occasioni per indulgere in momenti di gola sono offerte dall’Italian market (un tempo noto come Little Italy) oppure il quartiere di Fishtown.

Fishtown non è un quartiere turistico, ma è frequentatissimo dai locali per l’eccellenza dei suoi ristoranti in cui è possibile assaggiare particolarissimi piatti tipici (tutti molto abbondanti) preparati nel migliore dei modi, come il Philly mac and cheese (una pasta al formaggio opportunamente guarnita e aromatizzata) oppure il Buffalo cauliflower, un cavolfiore sotto sale che – sottoposto a una rapida tecnica di frittura – riesce a offrire, con l’aggiunta di un sapiente condimento, la sensazionale impressione di star addentando… pollo fritto!

Il Kimpton Hotel Palomar Philadelphia è un elegante hotel di città ubicato a poche centinaia di metri dalla centrale Rittenhouse Square.

Munito di ogni comodità, l’hotel presenta una razionale organizzazione degli spazi negli ambienti interni con un lusso che si rivela proprio nei dettagli dove si posa l’occhio.

Ancora più centrale, il superaccessoriato Four Seasons Hotel offre vedute panoramiche mozzafiato sulla città e comfort da favola in tutte le angolazioni della sua offerta.

Unico problema: riuscire a lasciare la struttura facendo lo sforzo di non dimenticare che ci si trova a Filadelfia!

Sempre centralissimo e dall’elevatissimo standard di comfort, The Logan è più di un hotel di lusso: regala agli ospiti la reale esperienza di alloggiare dentro una galleria d’arte grazie alla dislocazione un po’ ovunque di pitture, sculture e installazioni; mentre gli arredi non cessano mai di rivelare anch’essi un’indole decisamente artistica.