Ci si bagna fra due oceani a Città del Capo?
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Città del Capo già si annuncia come un nome ricco di suggestioni storico-geografiche.

La capitale “legislativa” (per la sede qui del parlamento) del Sudafrica, ma non ufficiale (questo titolo spetta infatti a Pretoria) risulta infatti difficilmente dissociabile da quel cruciale evento che fu il raddoppio del Capo di Buona Speranza da parte di Vasco da Gama nel 1497.

Questo evento diede il via, nel secolo successivo, all’apertura della via oceanica per le Indie da parte delle flotte degli stati europei che si affacciavano sull’Atlantico. Si trattò di una vera e propria rivoluzione dell’economia dei trasporti all’alba dell’era moderna.

Si potrebbe tuttavia rimanere alquanto meravigliati nello scoprire che alcune radicate convinzioni su dove si trovi esattamente questa città (e il Capo che le dà il nome) costituiscono in realtà un falso mito.

Nata come insediamento strategico per la navigazione europea verso le Indie, la città si trova invece curiosamente adagiata in direzione opposta sulla Table Bay (Baia della Tavola), che guarda infatti in direzione nord-ovest. Il centro storico di Capetown è la City Bowl, ovvero la Conca cittadina affacciata sul mare e incasellata alle spalle entro un anfiteatro naturale di rilievi montuosi a partire proprio dalla spettacolare Table Mountain che dà il nome alla baia attigua.

Il resto della città si espande quindi in direzione est sud-est, a partire dalla City Bowl attraverso svariate articolazioni del territorio urbano. La direzione est apre le porte alle Cape Flats, le Pianure del Capo (dal diametro approssimativo di 20 km) che ospitano per lo più la popolazione nera della città: furono il ghetto di Città del Capo ai tempi dell’apartheid, e costituiscono oggi la cosiddetta township di Città del Capo.

Bisogna infatti considerare che oggi il Sudafrica, a quasi 30 anni dalla fine ufficiale della segregazione razziale, resta un Paese non privo di sperequazioni che ancora dividono la popolazione di origine europea da quella di origine africana.

A sud delle Pianure del Capo si apre la False Bay, la Baia Falsa. Si tratta della più grande baia naturale del Sudafrica e una delle più grandi del mondo, racchiusa a est e a ovest da coste montagnose, spesso con rocce a strapiombo sul mare. L’epiteto di “falsa” deriva dalla confusione che inizialmente coglieva i navigatori olandesi (a cui si deve il primo insediamento europeo nel sito dell’attuale Città del Capo) nell’avvistare questa baia, che veniva scambiata con la Baia della Tavola (più a nord) su cui si affaccia invece la City Bowl.

Il fronte occidentale della Falsa Baia è la Penisola del Capo, un articolato e selvaggio promontorio che si allunga da Città del Capo verso sud per 47 km a partire dal centro città; ed è proprio il limite inferiore di questa penisola a costituire il Capo di Buona Speranza, insieme alla ancora più suggestiva seconda propaggine chiamata Cape Point.

Il Capo di Buona Speranza non è in realtà il punto più meridionale del continente africano. Il primato spetta infatti al Capo Agulhas, situato a 170 km a sud-est di Città del Capo.
Come può risolversi un simile equivoco?

Il Capo di Buona Speranza, insieme allo spettacolare promontorio che lo proietta nell’oceano e alla maestosa. Falsa Baia, dovevano apparire agli occhi dei primi navigatori europei come il vero tratto notevole della estrema costa meridionale del continente, e quindi come il baluardo più significativo da superare prima di lanciarsi verso l’avventura dell’Oceano Indiano.

Una visita alla Penisola del Capo occupa un’intera giornata, per la ricchezza di questo territorio, e l’escursione potrebbe iniziare proprio dalla costa della Baia Falsa, con le sue ridenti cittadine balneari e le sue spiagge adibite prevalentemente al surf, infatti la balneazione non è tra le attività praticabili dove due oceani si incontrano.

Immettendosi sul lato orientale della Penisola del Capo, e proseguendo verso sud, ci si imbatte in Boulders Beach: spiaggia che ospita una colonia protetta di pinguini africani. Proseguendo verso la punta della penisola, si entra in un contesto di parco naturale ricco di specie animali quali antilopi, babbuini, struzzi, facoceri e gnu.

Il Capo di Buona Speranza in sé digrada verso una costa frastagliata di scogli, ma il vicino e ancor più spettacolare Cape Point è munito di ben due fari e del “Two Oceans Restaurant”, un grande ristorante panoramico.

Il rientro a Città del Capo potrebbe così proseguire in direzione nord lungo la costa occidentale della Penisola, per trovare nuovi incantevoli paesaggi destinati a culminare nelle spiagge selvagge di Noordhoeak, per poi trovarsi a percorrere la Chapman’s Peak Drive: una celebre strada panoramica scavata nella roccia per 10 km durante, e soprattutto dopo, la Prima Guerra Mondiale.

Al termine di questo tragitto è possibile proseguire verso la Hout Bay, su cui si affaccia l’omonima cittadina molto rinomata per la pesca e la lavorazione dei gamberi. Alle spalle della baia si trova, proprio antistante la costa, Duiker Island un’isoletta facilmente raggiungibile in barca per visitare la sua folta colonia di foche e avvistare le locali specie di cormorani e gabbiani. Al termine di questa visita si può rientrare a Città del Capo costeggiando la sezione più settentrionale del Parco nazionale della montagna della Tavola.

 

Questo parco, che oggi abbraccia l’intera Penisola del Capo, è suddiviso in sezioni. Table Mountain è visitabile comodamente – magari in una diversa giornata – utilizzando una funivia cittadina la cui meta è in grado di offrire panorami mozzafiato, e può inoltre essere un punto di partenza per ulteriori escursioni.

Visitare Città del Capo, che conta quasi 4 milioni di abitanti, significa scoprire uno dei più scenografici luoghi al mondo, Capetown è anche un luogo dalla ricca storia per le sue origini coloniali, prima olandesi e poi inglesi. Ed è proprio la sua vicenda in seno al vecchio Impero Britannico che fa oggi di questa città un centro multiculturale con sei lingue parlate (di cui due, l’afrikaans e l’inglese, sono europee) e con la presenza delle religioni cristiana (maggioritaria per il 70%), islamica, ebrea e induista; e senza trascurare più del 10% di atei.

Queste caratteristiche si ribaltano in mille opportunità di sperimentare questo melting pot nelle comuni attività turistiche di ogni giorno. Un’occasione singolare è in questo senso offerta dalla visita del quartiere storico di Bo-Kaap, noto un tempo come “Quartiere Malese”, che si caratterizza per gli sgargianti colori delle abitazioni e una moschea risalente alla metà dell’800.

vacanze in africaIl Victoria & Alfred Waterfront costituisce un punto di attrazione non solo per la città, ma per l’intero Paese. È l’area più storica del porto di Capetown e offre una vasta messe di servizi e attrazioni, dalla ristorazione a base di pesce (spettacolari sono le grigliate di mare) a visite a edifici storici, a gite in battello verso la vicina Robben Island, fino allo shopping. Ed è proprio qui che è possibile sperimentare l’emozione di una pioggia di coloratissime e levigate pietre semipreziose che si possono far scorrere voluttuosamente fra le dita prima di acquistarle a manciate, come può accadere presso il negozio Scratch Patch.

Un luogo magico è certamente il giardino botanico Kirstenbosch, ideato nel 1913 dal botanico inglese Henry Pearson. Circa 9000 specie di piante africane e una sezione dedicata al fiore simbolo della nazione: la protea. All’interno del giardino botanico è stato creato un sentiero per non vedenti che possono percorrerlo senza assistenza e in tutta sicurezza: una corda “scorrimano” accompagna i visitatori nella foresta con soste dove tavolette scritte in Braille raccontano le peculiarità della foresta e delle piante che incontrano, tra profumi e suoni.

Per gli amanti dei vini c’è l’imbarazzo della scelta in questa regione dell’Africa: Constantia, Stellenbosch e Paarl sono cittadine caratterizzate da case candide, immerse tra vigneti e aziende vinicole di pregio dove vengono organizzate degustazioni. Suggeriamo di fare queste visite accompagnati da un autista per garantire un tranquillo rientro in hotel.

Una delle sistemazioni ideali potrebbe essere quella del Mount Nelson hotel, un raffinato complesso in stile coloniale finemente ammodernato dentro un’oasi di verde della City Bowl, mentre l’asciutta e imponente mole della Table Mountain incombe sui giardini con la sua rilassante geometria, facendo capolino dalle finestre e dalle vetrate.

I tappeti, i pavimenti – ora a scacchi ora in parquet – la brezza che ripulisce di continuo l’aria della città, le farfalle tra gli alberi e tra i fiori, l’elevata diversificazione di camere e suite, la cucina ricca di prelibatezze locali sono tutti elementi che concorrono a coronare un’appagante giornata di escursioni.

Dall’architettura più distribuita e mimetica – in un contesto che coniuga il verde con una scenografia acquatica – l’alternativa potrebbe essere offerta dall’One & Only Resort, proprio sul rinomato Waterfront Victoria & Alfred. Tutti i servizi di alta gamma, tra comfort, fitness e benessere trovano un culmine nella elevata diversificazione della cucina; che si avvale anche di un’ampia scelta fra ubicazioni e scenari entro i quali calarsi nell’avventura gastronomica in compagnia dei propri affetti.