Inseguendo le stelle… fino agli antipodi!

Quando il dito del viaggiatore scorre sul mappamondo fino a toccare la lontana Nuova Zelanda, non è secondaria la consapevolezza di trovarsi esattamente agli antipodi dell’Italia, con tutte le conseguenze facilmente intuibili a proposito degli oneri da mettere in preventivo rispetto ad altre destinazioni alternative.

Grande approssimativamente quanto il nostro Paese, la Nuova Zelanda rivela una forma addirittura simile a quella della penisola italica anche se meno facilmente intuibile; in quanto la punta e il tacco dello stivale sono orientati in questo caso alla rovescia, in direzione nord. Ma questo Paese ha una popolazione dieci volte inferiore a quella italiana, suddivisa fra un’Isola del Nord, per circa i due terzi, e la più grande Isola del Sud per il rimanente terzo.
È anche la netta cesura di un territorio, così diviso fra due isole principali piuttosto diverse fra loro, a suggerire la necessità di informarsi in anticipo su tutte le risorse che specifiche località nel Paese possono offrire ai viaggiatori per soddisfare i loro più svariati interessi.

L’Isola del Sud ha, fra le due, una dimensione più sconfinata e più capace di suscitare l’indole del lontano. È proprio qui che sono di solito attratti i più indomiti cultori dell’escursionismo, desiderosi di calarsi in panorami che in questa terra sanno raccogliere contesti di alta montagna, remoti ghiacciai, e frastagliatissime coste nello stile dei fiordi, dentro spazi geografici relativamente ravvicinati.

Con squarci di paesaggi tanto fiabeschi da essere stati utilizzati anche per le ambientazioni della saga cinematografica de “Il Signore degli Anelli”, l’Isola del Sud offre quattro principali parchi naturali.

Fra questi, l’Aoraki/Mount Cook National Park si raccoglie intorno all’omonima montagna che, con i suoi 3.700 metri, è la più alta della Nuova Zelanda; ma sono ben 23 le cime che nell’intero comprensorio superano i 3.000 metri.

È proprio in questo ambiente montano che si addestrò il leggendario Sir Edmund Hillary prima di consacrarsi come il primo scalatore al mondo, insieme al suo sherpa nepalese, a raggiungere la vetta del Monte Everest nel 1953.


Questo parco si allunga per 60 km, lungo il profilo delle Alpi Meridionali neozelandesi in direzione sudovest-nordest, e comprende picchi nevosi, distese innevate permanenti e ghiacciai fra i quali spicca l’incredibile Ghiacciaio Tasman, il più grande della Nuova Zelanda, che si estende per 27 km ed è visitabile in diverse modalità – fra escursioni a piedi, crociere lacustri per lambire i suoi spettacolari iceberg oppure atterraggi in elicottero nelle più riposte articolazioni del suo territorio.

Il Parco Nazionale del Monte Cook resta facilmente accessibile – grazie alla Statale n°80 – attraverso una prima area che funge da “anticamera” alle mete escursionistiche più ardite, e che si colloca tra il panoramico Lago Pukaki e il villaggio di Twizel, seconda cittadina per grandezza entro il Distretto di Mackenzie.

Poco distante da questo centro, si arriva al Matuka Lodge, concepito sia come pausa ristoratrice lungo una eventuale trasferta fra le città di Christchurch e Queenstown, sia come “campo base” e via d’accesso al Parco Nazionale.

L’edificio consiste in una sobria struttura ortogonale che si inserisce in maniera discreta in uno spazio di aperta campagna, affacciandosi su uno dei diversi specchi d’acqua che punteggiano l’area. Il paesaggio offre la visione di una prateria a perdita d’occhio, con pennellate di macchie verdi di alberi e arbusti, non priva di certi echi d’Africa. Ma una gran fetta dell’orizzonte restituisce allo sguardo una dimensione prepotentemente alpina, con tutto lo skyline montagnoso del Parco Nazionale che nella stagione fredda ostenta anche uno spesso mantello nevoso.
Adeguatamente climatizzato, il lodge si presta a confortevoli soggiorni sia d’estate che d’inverno, godendo di ottime condizioni di luce esaltate dagli ampi finestroni negli spazi comuni.

Alle camere da letto non mancano le comodità che ci si aspetta da un’idea di lusso, ma il loro punto di forza sta nella vista dei panorami circostanti che si fa strada intensamente all’interno attraverso le generose finestre; e nella possibilità di goderseli in maniera ancora più contemplativa seduti comodamente appena all’esterno, grazie ad ampie pedane di legno collocate proprio a pelo dell’acqua, sorseggiando magari un drink al tramonto.

Nel 2012, 4.300 km2 dell’Aoraki/Mount Cook National Park sono stati dichiarati International Dark Sky Reserve, il prestigioso riconoscimento elargito dalla International Dark Sky Association statunitense, un’organizzazione non profit che certifica le condizioni di eccellenza di un dato territorio ai fini della qualità delle osservazioni astronomiche e degli sforzi per preservare i cieli notturni dai fenomeni di inquinamento luminoso artificiale. Se i siti che godono di questa qualifica sono solo otto al mondo, il Parco Nazionale del Monte Cook è l’unico fra questi in tutto l’emisfero australe.

Da questa parte del mondo è possibile osservare oggetti celesti che non appartengono all’esperienza visiva di chi proviene dall’emisfero boreale. Tra questi, troviamo la più piccola delle 88 costellazioni visibili: la Croce del Sud. Essendo particolarmente luminosa e appariscente – pur nella semplice e inconfondibile forma che le dà il nome – questo gruppo di stelle è piuttosto facile da far apprezzare al neofita, per suscitare così tutto l’entusiasmo necessario ad affinare un’attenta osservazione del cielo notturno.
Altri due notevoli oggetti di osservazione nell’emisfero australe sono le Nubi di Magellano, due piccole galassie collegate fra loro – ma anche entrambe alla nostra galassia – da un lungo ponte a idrogeno intergalattico attraverso cui si manifesta l’interazione gravitazionale di queste complesse strutture celesti.

Una delle più celebri costellazioni, come quella di Orione, ha la caratteristica di essere visibile da entrambi gli emisferi. In tanti hanno almeno un’idea della sua forma, ed è spesso noto che dall’emisfero settentrionale gli osservatori devono guardare verso sud per osservare “i piedi del cacciatore” più vicini all’orizzonte. In queste condizioni, Orione atteggia infatti il suo sguardo alla destra di chi osserva, e cioè in direzione ovest.

Quando guardiamo la stessa costellazione qui in Nuova Zelanda, l’osservatore la troverà sempre in direzione dell’orizzonte; ma questa volta verso nord, e completamente rovesciata: non solo “il cacciatore” sarà “a testa in giù” lungo l’asse nord-sud, ma sarà contemporaneamente rovesciato anche in direzione est-ovest. Meno male che ci sarà una guida esperta accanto a noi per aiutarci a riposizionare tutte le stelle per far quadrare i conti!

Nel Parco Nazionale del Monte Cook, la vera singolarità nell’esperienza dello “stargazing” sta nella maniera davvero brillante con cui circa una decina di agenzie specializzate in servizi astroturistici riesce a diversificare la propria offerta.

Si va da agenzie che offrono un efficace servizio mobile, alla ricerca ogni notte dei punti migliori per le osservazioni su un territorio ben conosciuto e con l’utilizzo di ottima attrezzatura portatile, ad altre che integrano questo servizio con delle lezioni al chiuso in sale planetarium a loro disposizione. C’è chi offre, insieme alle osservazioni guidate, anche la narrazione di miti e leggende locali connesse alle costellazioni o al territorio attraversato. Si tratta, in questo caso, di uno story-telling venduto accessoriamente quale… “stary-telling”!

Qualcuna offre tazze di cioccolato caldo e altri generi di conforto compresi nel prezzo durante le osservazioni, altre ancora un servizio all’occorrenza più mirato sulle tecniche di astrofotografia; e c’è anche un’offerta che coniuga degustazioni di vino in una cantina che a un certo punto rimuove il soffitto e, scoperchiandosi, diventa un osservatorio con vista sulla volta celeste sia ad occhio nudo sia con cannocchiali.

A questo punto della serata arrivano, a dar man forte al vino, anche degli assaggi di whisky!
A circa tre quarti d’ora d’auto dal Matuka Lodge, si trova un vero e proprio osservatorio professionale: il Mount John University Observatory. A poco più di 1.000 metri di altitudine, questo osservatorio è gestito dall’Università di Canterbury, che ha sede nella città di Christchurch.Questo centro di osservazione ha la caratteristica di essere aperto anche ai tour amatoriali notturni, e questa disponibilità ne fa una vera rarità fra i siti mondiali deputati alla ricerca scientifica. L’osservatorio è dotato anche di un centro di ristoro che consente ai turisti di rifocillarsi durante le ore notturne, ed è dotato di cinque postazioni con telescopi ad alta intensità ricoperti da cupole.
Tutta l’area si presenta meno imponente e decisamente più informale rispetto agli omologhi siti altrove nel mondo, ma questa sensazione non deve trarre in inganno.
Nel giugno del 2008, uno dei telescopi qui in funzione ha scoperto un pianeta estraneo al sistema solare, orbitante intorno a una stella lontana 3.000 anni luce dalla Terra. Questo pianeta – cui è stato assegnato l’asettico nome di MOA-192 b – risulta essere il più piccolo esopianeta finora conosciuto in quanto è grande “appena” tre volte la Terra.
Si tratta in altri termini di un pianeta roccioso che potrebbe essere avvolto da un’atmosfera e avere oceani d’acqua sulla sua superficie: una vera rarità astronomica e un prezioso oggetto di studi per consolidare l’ipotesi della vita nell’universo.